
Iris Origo colta e ricca anglo-americana, prima di sposare il marchese Antonio Origo, aveva trascorso lunghi anni in Italia, nella villa materna di Fiesole.
Scrittrice brillante, ma non disposta a chiudersi nei libri della sua biblioteca, deciderà con il marito di comprare una fattoria con 1400 ettari di terreno in Val d’Orcia, terra fatta di “colline argillose, grosse pietre, di radici essiccate, di torrenti inariditi”. Trasformare questo deserto in un’oasi di verde umido e intenso poteva sembrare follia. Ci voleva tutto il coraggio di due giovani per accingersi a tanta impresa” (A.Galante Garrone, postfazione di “Guerra in Val d’Orcia”).
Nel corso di alcuni anni, il luogo diventa irriconoscibile, le pendici delle colline vengono rinfoltite, i poderi diventano ventisette, furono costruite strade, argini, pozzi e dighe, ma tutto viene sconvolto dal dilagare della Seconda Guerra mondiale.
Nella fattoria la Foce, dove vivono i coniugi, erano iniziati i richiami alle armi e tanti problemi, ma furono le vicende belliche a produrre una più forte ” solidarietà locale, fatta di salda indignazione e di un risentimento reale e attivo contro fascisti e tedeschi”
La guerra si stava diffondendo su tutto il territorio italiano e la fattoria la Foce diventa il punto di riferimento per tanti bambini rimasti orfani, sfollati dalle città bombardate di Torino e Genova, rifugio per inglesi, americani e partigiani.
Iris crea un asilo, una scuola e un ambulatorio e diventa un solido punto di riferimento per tutti i contadini dei poderi lì intorno.
Per sfuggire al terrore di questi giorni interminabili durante il conflitto, decide di scrivere un diario che le serve per scongiurare la paura, definire gli avvenimenti e tramandare alle sue due bambine questi momenti così drammatici. Nascono pagine di una limpidezza e freschezza sorprendenti, dove i giorni si susseguono uno dopo l’altro tra il 1943 e il 1944 e i nostri occhi non vorrebbero staccarsi mai da quelle parole, da quei giorni, vissuti con impeto e forza.
Il diario di Iris culmina con la drammatica marcia dei numerosi bambini dalla fattoria sconvolta dai bombardamenti, fino a Montepulciano dove troveranno rifugio e salvezza, sfidando strade ricoperte da rovi e mine, piangenti fino alla meta, dove troveranno salvezza e candido sonno.
Finalmente arriva la liberazione e Iris scrive:<< Verrà giorno in cui i ragazzi torneranno finalmente ai loro aratri e le rugose crete della Val d’Orcia torneranno a gioire e fiorire come fa la rosa. Siamo stati visitati dalla distruzione e dalla morte, ma ora c’è una speranza nell’aria>>.
(Iris Origo, Guerra in Val d’Orcia – diario 1943-1944, Montepulciano (Si), 2000)